Newsletter#004
Intervista a Lorenzo Abbattoir
di Francesco Toninelli
Lorenzo Abattoir è un artista sonoro e performer torinese.
Affondando le radici nell'underground più rumoroso tra inumerevoli progetti e collaborazioni eterogenee (Vomir, Herman Kopp, Satori, Phurpa, Giovanni Lami), nella sua prolifera attività tocca temi misterici ed oscuri, spesso attraverso un uso radicale del corpo e delle macchine.
Partiamo da un tema che penso possa essere presente nei tuoi lavori più recenti. Ascoltando la tua musica si ha spesso l'impressione di essere dentro alle interiora di una bestia, in una dialettica serrata tra interno ed esterno: del corpo, dello strumento, del mondo (fisico-metafisico ma anche mondo dei vivi-mondo dei morti). Qual è il tuo rapporto con le viscere?
Sì, trovo sia un'ottima descrizione. Ho un buon rapporto con le viscere (almeno con le mie!) e tutto ciò che avviene dentro di noi mi affascina. I nostri organi percettivi sono costantemente rivolti all'esterno, quando ho scoperto che tramite l'uso di microfoni potevo amplificare ed esplorare suoni interni mi è subito stata chiara la potenzialità di tale processo. Invece di una ennesimo lavoro di field recording nella natura preferisco concentrarmi sulla nostra natura interiore.
Sembra che persino nelle tue composizione più dense e articolate (ad esempio quelle di A.throat.full.of.earth) alberghi un abisso, un vuoto ineluttabile. Non riesco a capire se è una questione di totale assenza tematica, o addirittura di mix (un buco al centro dell'immagine stereofonica), o qualcosa di più profondo.
In realtà, io parto sempre da un tema o da un concetto attraverso il quale costruisco l'intero lavoro sonoro. Nella prassi, non inizio a fare una registrazione senza avere un'idea della tematica da affrontare. Detto ciò, forse il vuoto al quale ti riferisci è parte del concetto. "A.throat.full.of.earth", per esempio, è stato realizzato interamente registrando i suoni della mia strumentazione personale (effetti per chitarra, oscillatori etc.) mentre viene completamente distrutta. Nel 2018 avevo ormai accumulato molta attrezzatura, quindi presi la decisione radicale di abbandonare i miei soliti metodi ormai abitudinari, distruggendo fisicamente ogni parte della mia catena di effetti. Infatti il titolo dell'album vuole suggerire un'immagine di "ostruzione", una sorta di incomunicabilità, come la sensazione di una gola piena di terra.
Che si tratti di microfoni dentro un pianoforte o suono distorto in vari modi, fai grande uso di tecniche di registrazione e trattamento del suono per niente ortodosse. Mi incuriosisce sapere quale è la relazione tra la tua attività di tecnico del suono (spesso specificata nelle tue biografie) e quella di compositore e performer.
Io ho studiato come tecnico del suono poi casualmente sono finito a fare musiche per teatro però, più di ogni altra cosa, sono sempre stato interessato ad azioni performative di ogni genere. L'uso di tecniche non ortodosse per me è sempre stata una necessità legata alla mia innata curiosità, per esempio quando si studiano i microfoni, una delle prime "regole" in cui ci si imbatte è quella di non soffiarci dentro, il che mi ha portato a voler esplorare non solo il soffio più forte e ravvicinato che potessi fare ma anche i vari tipi di distorsione che posso ottenere soffiando in diversi microfoni e via dicendo.
Mi piacciono moltissimo i limiti di una macchina perché solitamente sono fissati in modo da prevenire eventuali malfunzionamenti, ma una volta superato il fattore mentale (ad esempio la spia rossa sul mixer), sono libero di muovermi in territori non inesplorati ma sicuramente poco battuti rispetto a quelli più tradizionali.
Nel catalogo di Flag Day Recordings il tuo nuovo disco "Disincarnazione" appare proprio di fianco all'ultimo di Dave Phillips: è evidente che le vostre estetiche e ricerche condividano molti aspetti comuni. Possiamo dire che tu sia un discepolo dello Shimpfluch-gruppe (collettivo svizzero coordinato da Rudolf Eb.er e comprendente lo stesso Phillips oltre a Daniel Löwenbrück, Joke Lanz, Marc Zeier, attivo principalmente negli anni '90, dedito all'azionismo e ad una peculiare produzione di musica concreta estrema)?
Dave è un amico, abbiamo condiviso il palco un po' di volte e tempo fa collaborammo per la realizzazione di una traccia. Diciamo che le nostre ricerche hanno sicuramente molti aspetti in comune anche se sono differenti per molti versi. Io sono in grado di polarizzarmi su un singolo suono per un arco di tempo identico a quello in cui Dave ne userebbe diciamo una cinquantina. Comunque ammiro molto la sua ricerca in ambito performativo. Parlando di Shimpfluch, conosco anche Rudolf con il quale ho avuto varie discussioni interessanti, quindi possiamo dire che sono una sorta di discepolo non credente.
Per finire una domanda più biografica: come sei arrivato a creare i live fortemente performativi e rituali che ti caratterizzano? Il nuovo set sarà sulla stessa lunghezza d'onda?
Diciamo che quello che faccio adesso è arrivato a seguito di "A.throat.full.of.earth". Come menzionato prima, dopo avere registrato quel disco mi sono ritrovato con il mio solito set-up completamente distrutto, il che mi ha costretto a pensare a qualcosa di completamente nuovo forzandomi a ripartire dalle basi: microfoni e mixer (le uniche cose che mi erano rimaste). Ho iniziato a pensare a tutta una serie di azioni che potevo fare e registrare, partendo dal fuoco come generatore di luce e suono primordiali con fiammiferi e carbone, registrando lunghe sessioni al buio per poi realizzare una performance che presentai al festival LUFF nel 2020. Invece il nuovo set è interamente basato su varie tecniche di respirazione, impiegate nella realizzazione del nuovo album "Disincarnazione", e riguarda molto da vicino tutto il lavoro sonoro svolto all'interno del corpo umano al fine di ricreare una sorta di trasformazione animale / bestiale. Quindi il nuovo set è interamente performativo e ritualistico, nel senso più ampio del termine.
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SEGNALAZIONI - MARZO ‘22
di DPK800
Cinque segnalazioni (+1) per recuperare alcuni dei momenti salienti dell’ultimo mese. Per aprire i dischi, clikka sulla copertina.
Voce come arma sonora. Sensazioni di lotta ed evoluzione.
Debutto dell’ugandese-francese PÖ su Hakuna Kulala, sotto etichetta dell’amata NyegeNyegeTapes. Ibridazione di generi, spirituale, combattivo [rivoluzionario].
Scuote/percuote/risveglia.
È guerra sonica!
La furia dell’oriente {il cappello verde è l’equivalente del tradimento occidentale}
Colonna sonora di una guerra invisibile.
Secondo album di Tzusing e seconda uscita su PAN, dopo lo split con MESH. Il furore ritorna e forse non se ne va mai. Andiamo dai messaggi contro il …. dell’introduzione alle mitragliate dell’ultima traccia Residual Stress.
Militant dub techno break hi-tech.
Accoppiata esplosiva dei forse due rapper più unici di sempre e con un proprio carattere, divertimento punk. Come dice JPEG nella press della self release condivisa con Danny Brown “For about a year i practiced with the SP-404. im proud that i got to make some fire shit from the time i spent with this machine & my favorite rapper. You can call this a practice session. This is what we would sound like in the 90s with no pro tools. Im done using the 404 now.”
Folk dark contemporaneo europeo.
Da Gent Annelies, dopo anni di perfezionamento con “strumenti musicali veri” da qualche tempo “ha scoperto la sua voce”. Con eleganza abbandona chitarra e pianoforte per strati di timbriche leggermente diverse fra loro fino a creare paesaggi sonori con la voce.
Ci ricorda che “non si può non comunicare”.
Ritmi storti/storditi e ben curati in un sound design ben definito, club ma anche fuori dal club a porte chiuse li seduto su uno scalino ad ascoltare tutto un po’ dilatato e alterato.
Dopo l’album del 2020 sembra quasi ci voglia far uscire dal torpore post contagio e darci una smossa in una sorta di trance in aumento.
il +1
di Matteo Mannocci
Giovanni Lami, sound artist e compositore, ha registrato questo nuovo disco sulla base di una residenza offerta dal comune di Cotignola (Ravenna), nel quale ha immagazzinato una grand quantità di field recordings riguardanti l’ecosistema della zona. Una volta organizzati, ci ha pensato la sempre ottima Kohlaas di Trento a pubblicare l’ennesimo ottimo lavoro di Lami su disco.
UMIDO - Flusso aperto
di Pietro Michi
Il concetto di open source è principalmente legato al mondo dell’informatica, e spesso viene definito un software “open source” quando i creatori permettono la modifica e la redistribuzione del codice sorgente. Il flusso aperto ha coinvolto anche il mondo della musica, un semplice esempio sono gli artisti che mettono a disposizione i progetti dei propri brani, aperti a reinterpretazioni e rimescolamenti.
Affascinato da questo mondo qualche anno fa sono entrato in contatto con Global United Nation (GUN), un progetto promosso da Club Late Music (CLM), e sono riuscito a collaborare con loro, realizzando opere sonore e visive, e a comprendere più da vicino quello che si definisce un progetto artistico open source.
Propongo quattro brevi chiacchiere con il team, che ha visto nascere e crescere il progetto:
Ciao, qual è il tuo ruolo di Club Late Music (CLM) nei vari progetti promossi da GUN?
Il nostro obiettivo è quello di esplorare l’idea di ciò che può essere un etichetta open source e collaborativa ai giorni nostri.
Nella pratica siamo attivi nell’organizzazione dei progetti con GUN (aiutando nella creazione, promozione e distribuzione), ma anche promuovendo realtà ed artisti che hanno un simile approccio, ad esempio tramite eventi o pubblicazioni.
Come è nato il progetto GUN? Da quale esigenza è scoppiato?
GUN nasce nel 2017 con l’idea di rompere le barriere tra artisti che vivono in varie parti del mondo, creando connessioni, creando una rete di supporto, condivisione di competenze e collaborazione. Usiamo spesso l’immagine della palestra, dove gli artisti arrivano con diversi obiettivi, tempistiche e conoscenze, ma con l’intento di migliorarsi e di incontrare persone che condividano i loro interessi e aiutarle.
Il concetto di Open Source e Open Content permeano il lavoro di GUN, e immagino che l’approccio si sia modificato nel tempo (in vero stile open)?
Questo è il punto centrale di CLMxGUN: come può questa apertura interagire con il modo in cui la musica elettronica viene creata, vissuta e condivisa ai giorni nostri?
All’inizio pensavamo si trattasse solo di scambio di materiale (traccie o samples per esempio).
Ora siamo molto più ampi nel modo in cui può essere interpretato: forse si tratta di condividere pratiche del processo di creazione della musica, o anche la nostra stessa struttura e organizzazione.
Cosa è il White Paper? è considerabile un manifesto / reportage di queste pratiche?È un testo che viene aggiornato ogni pochi anni in cui condividiamo le nostre azioni, le nostre domande e le direzioni future.
Ma è ancora pieno di incertezze e dubbi: è un ottimo modo per riflettere su noi stessi, su cio che abbiamo fatto e ciò che vogliamo fare, ma si spera che possa anche aiutare altre persone nella loro pratica, condividendo le nostre esperienze e i nostri errori.
Quindi il white paper non è assolutamente un manifesto, ma piuttosto un diario.
Scopri qui il mondo di Club Late Music, e leggi il White Paper